UNA SCELTA POLITICA

Un’ultima considerazione, di carattere volutamente provocatorio.

Come cittadini abbiamo pochi diritti forti come quello del “potere del consumatore”, cioè della possibilità di influenzare cose e persone, semplicemente decidendo come acquistare beni e servizi. Il gesto di fare la spesa non è un’azione privata e senza significato, ma può avere una forte valenza sociale economica e perché no, politica. Il che ci consentirebbe di porci degli obiettivi, o di elaborare delle vere e proprie “strategie”.

Acquistando un prodotto gli consentiamo di esistere. Abbiamo perciò il dovere di sceglierlo con coscienza, per esempio in base al suo impatto sociale (rispetto della sicurezza dei lavoratori, la complicità con regimi oppressivi, la provenienza dai paesi del Sud del mondo), o all’impatto ambientale (il rispetto della natura, le scelte in materia di imballaggi e di riciclaggio, i test sugli animali).

Certo è un potere piccolo, preso singolarmente, soprattutto di fronte al senso di solitudine e di impotenza che ci prende di fronte al tracimare delle multinazionali, e di una cultura arrogante e individualista che pone al vertice dei desideri la ricchezza e l’accaparramento, il singolo ed il suo successo. Significativo il recente consiglio di una parte politica glabra ad una ragazza precaria: sposarsi un uomo ricco!

Dobbiamo combattere ogni invito all’appiattimento, alla rassegnazione, all’accettazione beota e pecoreccia cui ci vuole destinare questo Sistema, come fosse una condanna inappellabile. Ed abbiamo pochi spazi per farlo.

Socializzare, a mio avviso, è uno di questi. Un gruppo come il nostro, che riflette e decide di organizzarsi, può essere l’alternativa che consente di esprimere una volontà decisionale, rifiutare il condizionamento, assumere una decisione autonoma. Che ci da la possibilità di affiancarci nel sostenere quelle difficili scelte critiche fatte nella quotidianità da ciascuno.

Intendiamoci: la Barona Biologica può essere semplicemente un luogo di confronto, dove ci si scambia le più diverse informazioni, raccolte individualmente, per ampliare ed arricchire le possibilità di ciascuno. Può, e deve essere, un giro di amici che si ritrova il sabato e cazzeggiando si mangia una fetta d’anguria.

Ma potrebbe anche essere letta o immaginata come un gruppo che ha obiettivi più ambiziosi: socializzare e solidarizzare, riflettere sui propri consumi, sui propri criteri di scelta, elaborando magari dei valori di riferimento (esagero: tipo la giustizia).

Quello che di sicuro, anche inconsapevolmente, stiamo già facendo è provvedere per la nostra famiglia all’acquisto di un bene che realizza una concezione più umana dell’economia, più vicina alle esigenze reali dell’uomo e dell’ambiente. Dietro la logica del bio che compriamo insieme c’è un etica: quella del produrre in modo critico, quella dell’unire le persone invece che dividerle, che ci fa mettere in comune il tempo (i turni che abbiamo stabilito) e le risorse, invece che disperderle. Che piuttosto che rinchiudere ciascuno nel proprio -legittimo, s’intende- egoismo, porta a quella condivisione di cui già abbiamo ragionato.

Essere un gruppo così, può significare soltanto risparmiare, acquistando grandi quantità di prodotto sano e naturale. Può anche essere lo stimolo per chiedersi cosa c’è dietro le cose, il mercato, l’economia in cui siamo immersi. Può essere lo spunto per interrogarsi di nuovo: chi produce ha rispettato le risorse naturali e le persone, quanto di quello che spendo va in trasporti inutili, pubblicità dannosa, distribuzione, che impatto ha in termini di energia consumata, imballaggio da smaltire, inquinamento?

In questo modo si arriva a mettere in discussione il concetto stesso di consumo, e subito dopo il modello di sviluppo che si sta realizzando. E la nostra stessa società.

Sono domande fastidiose ma importanti, e ditemi se non è “politica”!

Il solo fatto di aver aderito a quest’opportunità, quasi al buio visto che con qualcuno non ci si conosceva neppure, dimostra che ciascuno di noi si è già messo in discussione ed ha già preso coscienza della necessità di cambiare, nel suo piccolo. Comprare il bio è una piccola azione con grandi obiettivi: rispetto dell’uomo, rispetto dell’ambiente, rispetto della propria salute, attenzione alla sostenibilità, al gusto, ai ritmi naturali. Comprarlo insieme può esserlo ancora di più.

Informarsi e formarsi, limitare la cultura capitalistica delle grandi imprese della distribuzione alimentare, creare solidarietà con i produttori (commercio equo), favorire l’intensità di un settore-chiave nazionale, l’agricoltura biologica, diminuire il senso d’ansia circa il futuro dei nostri figli, combattere relazioni sociali inique: la Barona Bio può essere uno dei piccoli gesti che in un sistema complesso come il nostro può iniziare la reazione a catena verso risultati imprevedibili.

Per fortuna, sta solo a noi…